Io scrivo in corsivo

Scrivere è un atto complesso e delicato sul piano neurologico, che fa entrare in gioco la motricità globale e la motricità fine della mano e delle dita.
Il senso della scrittura in corsivo va oltre la sua effettiva utilità pragmatica ed è emerso da recenti studi di neurofisiologia quanto sia cruciale nella crescita individuale. Nel corretto rapporto occhio-mano, nella sequenzialità delle parole si riflette la sequenzialità del pensiero, nell’originalità del tratto si evincono le competenze specifiche della capacità di analisi e sintesi e della loro sequenza.
Secondo i paladini del corsivo questo tipo di scrittura abitua alla flessibilità del pensiero e quel suo non permettere di staccare la penna dal foglio, ha una valenza profonda nell’acquisizione di competenze basilari di ordine cognitivo, psicomotorio e di abilità manuali e di pensiero, allenando il soggetto a percepire l’insieme e il parziale in un unico momento e ad organizzare gli spazi.
Il corsivo addestra alla velocità di pensiero dunque ed è vicino al movimento spontaneo del bimbo, oltre infine a favorire la sillabazione nella prima alfabetizzazione. Inoltre, secondo la ricerca l’utilizzo della penna attiva aree del cervello più profonde, e questo ha effetti positivi sulla memoria e sull’apprendimento. 
Nello studio, pubblicato su Advances in Haptics si dimostra che scrivere a mano “accende” il nostro cervello molto più che digitare su una tastiera.
 “I bambini capaci di scrivere a mano, hanno fatto registrare un’attività neuronale molto più sviluppata rispetto all’altro gruppo testato (Karin Harman James, Università dell’Indiana),
Scrivendo su carta, gli occhi e i movimenti della mano seguono la creazione della lettera: mentre tracciamo il segno di una “s”, di una a, di una m, vediamo e “sentiamo” formarsi pian piano le curve che la compongono.
Certamente una volta acquisite le competenze necessarie ed essere arrivati ad una sufficiente capacità grafo motoria non sarà determinante il supporto cartaceo o il mezzo scrittoreo sul quale si scrive perché l’idea della lettera sarà acquisita non solo come pura forma ma come significato intrinseco. Si deve riflettere sul fatto che uno dei personaggi più significativi del nostro tempo Steve Jobs scelse di seguire un corso di corsivo e bella scrittura al Reed College, prima di fondare la Apple, lì imparò a scrivere con eleganza e senza errori, si pensa probabilmente perché egli stesso avesse disturbi di apprendimento.
Secondo quest’ottica la scienza grafologica diviene strumento pratico perché  lavora su un terreno ancora vergine, quello del bambino che sta imparando a scrivere e leggere e che potrà quindi incrementare le proprie abilità motorie ed intellettive facendo il percorso inverso.
Partendo dal gesto si vanno a stimolare le correlate e specifiche aree del cervello interessate all’ apprendimento, che non è solo della scrittura o della lettura ma anche della comprensione e del ragionamento in genere.

Cosa dice la Scienza