Quando si parla di dipendenza affettiva si fa riferimento prevalentemente al genere femminile, quasi al 99% con un età che può variare da 20-27 anni ed anche 40-45 (Miller 1994).
La causa della  differenza evidente di percentuale risiede nella esistenza di un diverso funzionamento psichico tra i due sessi.
Gli uomini infatti tendono a reagire ai traumi personali allontanando dalla propria mente e dal pensiero, il ricordo della violenza, della sofferenza subita identificandosi con l’autore di tali atti e quindi molto spesso divenendo a sua volta autori degli stessi comportamenti, assumendo un ruolo non più di vittima ma di carnefice.
Le donne invece tendono a rivivere ciò che hanno subito, perché la loro dinamica mentale le porta a convincersi di poter cambiare e controllare il passato con le azioni presenti: pensano di riscrivere, cambiando  il finale, nel presente, una storia passata e dolorosa.
In genere sono donne psicologicamente fragili, che si sentono inadeguate, che non hanno percezione del loro valore, del proprio sé e che cercano una gratificazione propria, nell’altro, che assume valore di “sostanza” o “oggetto”, ricercano le sue attenzioni, proprio perché attraverso questo comportamento colmano il loro vuoto interiore.
In altre parole ricercano una sicurezza” sostitutiva” cercando in ogni modo di far funzionare quello che loro considerano un rapporto equilibrato, ma che in realtà è solo incostante e debole, perché si fonda non su basi solide, ma su un soddisfacimento di bisogni ed esigenze individuali, spesso  infantili e inappaganti.
Le caratteristiche della dipendenza affettiva sono secondo Giddens[1]
  • L’ebbrezza:
    il partner è indispensabile per stare bene, regala con la sua sola presenza una sensazione di ebbrezza
  • La dose:
    si ha sempre bisogno di stare con l’altro, quando ciò non è possibile la persona ha la sensazione di “non esistere”. Spesso aumentare “la dose “ di tempo da condividere isola il soggetto quindi la coppia, e ha come  conseguenza l’allontanamento di entrambi dal resto della società.
  • Perdita dell’Io:
    si verifica nei soggetti interessati una graduale perdita delle proprie capacità critiche, una totale negazione delle proprie capacità individuali, con conseguente riduzione della propria autostima
Da sottolineare è che questo tipo di “Addiction” spesso si associa nella coppia al fenomeno della co-dipendenza, ovvero è frequente che se in una coppia uno dei due membri è un soggetto che ha sviluppato una qualche dipendenza o da alcol o da gioco d’azzardo o altro, il secondo o anche egli stesso sviluppi in parallelo una dipendente affettiva, innescando in tal modo un rapporto insano.
I co-dipendenti  infatti, soffrono di quella che viene chiamata la malattia del Sé perduto (Whitfield).[2]
In altre parole è una tendenza a rinunciare in parte o totalmente ai propri bisogni o desideri, disconoscendoli a tal punto da creare una falsa realtà e un falso Sé. Si manifesta quindi una debolezza dell’Io, che diviene vulnerabile e che vede come unica possibilità di sopravvivere la sopravvivenza dell’Altro, cioè del soggetto che rappresenta la “dipendenza”. Soddisfare le necessità del partner a sua volta dipendente da sostanze o alcol o gioco o comportamento reiterante, diviene l’unico modo per nutrire i propri bisogni e alimentare la stima di sé.
A tal proposito Cermak[3] (1986) fa riferimento a 4 criteri  al fine di individuare i tratti distintivi del disturbo co-dipendente di personalità ovvero:
  • tendenza ad investire continuamente la propria autostima nel controllo di sé e degli altri, benché vengano sperimentate conseguenze negative;
  • propensione ad assumersi responsabilità altrui o di situazioni non controllabili, pur di soddisfare i bisogni del partner, fino a disconoscere i propri;
  • presenza di stati d’ansia e mancata percezione dei confini tra sé e l’altro;
  • abituale coinvolgimento in relazioni con persone con disturbi di personalità, dipendenze, disturbi del controllo degli impulsi o co-dipendenti.
Il quadro sintomatologico si completa inoltre con l’individuazione di quelli che sono i sintomi secondari:
  • depressione;
  • comportamenti ossessivi e fissazione del pensiero;
  • abuso di sostanze o di alimenti (in particolare di dolci);
  • abusi fisici o sessuali nella propria storia attuale o passata;
  • tendenza a non chiedere aiuto e a non riconoscere per lungo tempo il problema;
[1] Giddens A.”The transformation of Intimation sexuality, love and eroticiam” Cambridge Polity press.1992
[2] Whitfield C.L.: Co-dependence, addictions, and related disorders.
[3] Cermak T.L. Diagnosing and Treating Co-dependence: A Guide for Professionals.Johnson Istitute Books Minneapolis (1986)